Ognuno di noi vive una volta sola su questa terra.Questa nostra vita è di solito racchiusa tra due date.Quella della nascita, quella della morte.Il percorso fra queste due date, che spesso vengono incise come solo commento, come solo riassunto, sulle nostre tombe, sulle nostre lapidi, questo percorso, più o meno lungo, coincide raramente con quello degli altri.Nasciamo dopo tanti altri, i nostri avi, i nostri genitori e parenti. Nasciamo prima dei nostri figli e nipoti.Muoriamo dopo tanti altri che sono morti prima di noi. Muoriamo prima di tutti gli altri che ci seguiranno, prima o dopo.Queste date raramente coincidono — i nonni paterni sono andati via lo stesso giorno dopo esser stati insieme per tutta la loro vita da adulti, ma questo è un evento di cui i giornali scrivono almeno due righe. Quasi sempre, arriviamo dopo e partiamo prima. A volte succede di arrivare prima e di partire dopo, senza che questo cambi poco o niente ai nostri percorsi.Come conseguenza, ognuno di noi, prima di andar via, ha un percorso assai specifico, che non può essere spartito, o così raramente. Non direi che non si può cercare di capirlo, di scriverlo, di dirselo, ma la cosa è e rimane difficile quasi impossibile. Perché ogni esperienza di vita è unica. Perché ognuno di noi è unico, racchiuso tra due date.Vorrei ricordare, parafrasando Marcel Proust, il gusto di una pesca, il gusto di un fico.C'era nel giardino di una casa popolare di Chieti Scalo, un pesco che ormai non c'è più da anni che dava ombra alla casa e che ogni estate dava chili abbondanti di frutta saporita e dolce. Di tutte le pesche che abbia mai assaggiato quelle sono rimaste le migliori, quelle del mese di agosto che solitamente, in vacanza, altri mi raccoglievano e mi sbucciavano.Una di queste estati, andammo in campagna fine agosto un fico che nei miei ricordi era immenso, dopo una lunga camminata. Quel fico, non era come il pesco, non era "nostro". Dunque sembrava che raccogliere i suoi frutti fosse un po' proibito, quasi un piccolo furto di cui si doveva nascondersi. Era una di quelle giornate che rimane come una giornata unica. I fichi erano deliziosi. I migliori del (nostro piccolo) mondo. I migliori di sempre. Mai e poi mai, avremmo mangiato frutta migliore.Forse prima, forse dopo, nel paesino di Algajola, un'altra stupenda estate, lontano da qui, vidi lo zio attraversare il tratto di mare che separava la riva da un lontano scoglio. Algajola è un porticciolo che contava meno di cento, fortunatissimi, abitanti e meno di sette bambini in scuola elementare tra i sei e i dieci anni, spiaggia e rocce che ancora oggi sono stupende, di una costa mozzafiato. Restai senza fiato ad osservare la lunga nuotata, la testa sempre più piccola e lontana, la bracciata potente e sciolta, fino a quello grande scoglio di cui fece anche il giro, sparendo un lungo momento dietro. Poi fece infino ritorno e forse mi strinse tra le sue forti braccia. Il ricordo non è così nitido, ma è quello che ricordo come un exploit sportivo, mi riempì di fierezza e di orgoglio per questo coraggio, io che sapevo appena nuotare.Vedo ancora questo mare. Nella mia bocca c'è il sapore di mare.Vedo ancora questo fico. O il pesco che nascondeva il sole di estate. I pomodori della nonna. L'acqua fresca.Posso solo rimpiangere, per sempre, quando mi stringeva tra le sue braccia.
Billet de blog 20 mai 2013
In memoriam
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